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Si realizza l illecito di usura (art. 644 c.p.) nel momento in cui qualcuno si fa consegnare o assicurare, sotto qualunque forma, per sé stesso o per gli altri, in corrispondente di una prestazione di soldi o di altro servizio, interessi o altri guadagni usurari. L illecito di usura viene condannato con l arresto da 1 a 6 anni e con la sanzione da € 5.000 a € 30.000. Alla medesima condanna sottostà colui che agisce da intermediario.
L ordinamento giuridico disciplina il termine oltre il quale i guadagni risultano essere usurari (L. 7.3.1996, n. 108). Sono inoltre usurari i guadagni, pure se al di sotto di siffatto limite, e gli altri guadagni o corrispettivi che ha ottenuto in base alle effettive modalità dell atto e al tasso medio conseguito per interventi analoghi che sono tuttavia incongruenti rispetto alla prestazione di soldi o di altro servizio, ovvero all azione di intermediazione, nel momento in cui chi li ha emessi o assicurati si trova in uno stato economico o finanziario difficile.
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Per la precisazione del tasso di interesse a livello usurario si esaminano le commissioni, le rimunerazioni, escludendo quelle per tributi e tasse, connesse alla distribuzione del credito.
Le condanne aumentano da un terzo alla metà: se il reo ha conseguito tale illecito all interno di un attività a livello professionale, bancaria o di mediazione finanziaria nel settore mobiliare; se il reo ha chiesto come garanzia adesioni o quote impresarie o patrimoni immobiliari; se l illecito è compiuto in danneggiamento di chi si trova in una condizione di bisogno; se l illecito è compiuto in danneggiamento di chi fa parte del mondo imprenditoriale, professionale o artigianale; se l illecito è compiuto da soggetto al quale è stata applicata una misura preventiva di sorveglianza nel periodo di applicazione e fino a 3 anni dal periodo in cui è terminata l applicazione.
Quando vi è una condanna, o pure il patteggiamento, viene decretato il sequestro dei beni che rappresentano valore o guadagno dell illecito ossia di importi di denaro, beni e altri profitti di cui il colpevole ne fa utilizzo pure per interposto soggetto per una cifra corrispondente al valore dei guadagni o degli altri benefici o corrispettivi usurari, eccetto i diritti del soggetto offeso dall illecito alle restituzioni e al rimborso dei danneggiamenti.
L immigrazione illecita (chiamata pure immigrazione clandestina o irregolare) è l entrata- o, in alternativa il soggiorno- di soggetti stranieri in trasgressione degli ordinamenti legislativi di immigrazione della nazione di destinazione.
Gli immigrati spesso arrivano in altre nazioni sperando di trovare situazioni economiche e lavorative migliori poiché nei loro Paesi di origine c è povertà o alle volte non vengono considerati i diritti civili. L immigrazione irregolare, come quella regolare, si manifesta principalmente nei Paesi in cui c è più ricchezza.
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Generalmente ci troviamo di fronte a flussi migratori misti in cui vi sono sia migranti che rifugiati, seguendo percorsi e forme di trasporto similari. Siffatti movimenti sono chiamati irregolari in quanto accadono senza gli obbligatori documenti e generalmente interessano trafficanti di persone.
I soggetti che si spostano in tal modo quasi sempre rischiano la loro vita, viaggiano costipati in piccole imbarcazioni e sono costretti anche a subire soprusi ed abusi.
A livello politico l immigrazione irregolare tocca numerose tematiche sociali come: l ambito economico, il welfare state, il settore dell istruzione, la sanità, la schiavitù, l ambito della prostituzione, la protezione giuridica, il diritto al voto, il settore pubblico, e i diritti umani universali.
La Corte di giustizia Europea ha respinto il reato di clandestinità applicato dalla nazione italiana. La normativa - dichiarano i giudici dell Unione Europea - cozza con la disposizione europea sui rimpatri degli immigrati.
La disposizione sul rimpatrio dei clandestini dell Unione europea osta difatti « ad una norma a livello nazionale che condanna con l arresto il soggetto di un paese terzo soggiornante in modo irregolare che non si sia uniformato ad una disposizione di abbandonare il paese ». Dunque, si evidenzia in una nota, «una disposizione penale come quella applicata dalla legge italiana può pregiudicare l attuazione del presupposto di istituire una politica efficiente di rimpatrio rispettando i diritti umani fondamentali.
Il giudice della nazione, deputato ad attuare gli ordinamenti del diritto europeo e di garantirne la totale efficienza, dovrà dunque omettere qualsiasi ordinamento a livello nazionale opposto alla disposizione europea (segnatamente, l ordinamento che ha previsto la condanna all arresto da 1 a 4 anni) e considerare il principio dell attuazione retroattiva della condanna più lieve, il quale appartiene alle tradizioni delle costituzioni comuni ai Paesi dell Unione Europea ».
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La Corte di giustizia riferisce la situazione del signor «El Ddri, appartenente ad un paese terzo», che è «giunto irregolarmente in Italia». A suo carico è stato emesso, nel 2004, «un provvedimento di espulsione, sul cui valore è stata stabilita, nel 2010, una disposizione di abbandonare la nazione entro 5 giorni. Quest ultima disposizione era giustificata dall assenza di documenti di identità, dalla non disponibilità di un mezzo di trasporto e anche dalla non possibilità - per assenza di posti - di accoglierlo in un centro di permanenza temporanea. Non avendo tenuto conto della siffatta disposizione, il sig.
El Ddi è stato punito dal Tribunale di Trento con 1 anno di arresto». Così la Corte d appello di Trento «di fronte alla quale il cittadino ha contestato siffatta disposizione, richiede alla Corte di giustizia se la disposizione sull espulsione dei cittadini di paesi terzi che soggiornano irregolarmente (disposizione rimpatri) osti ad una norma di un Paese membro dell Unione europea che ha previsto l irrogazione della condanna di arresto al cittadino di un paese terzo soggiornante irregolarmente per il solo motivo che il medesimo, infrangendo una disposizione di abbandonare entro un preciso termine la nazione, rimane nel suddetto paese senza motivata ragione». Dunque la Corte «ha accettato la richiesta del giudice remittente di sottoporre il rinvio preliminare alla procedura d urgenza, poiché il sig.
El Ddi è in stato di arresto». La medesima evidenzia, prima di tutto, «che la disposizione sugli allontanamenti disciplina le normative e i procedimenti comuni con cui si vuole applicare un efficiente politica di espulsione e di rimpatrio dei soggetti, rispettando i loro diritti e la loro dignità. I Paesi dell Unione Europea non possono contravvenire a siffatte normative e procedimenti attuando disposizioni più rigide. Siffatta disposizione stabilisce con esattezza il procedimento da attuare per il rimpatrio dei cittadini di paesi terzi che soggiornano irregolarmente e stabilisce tutti i passaggi dei differenti stadi di siffatto procedimento. Il primo stadio riguarda l adozione di una disposizione di rimpatrio».
Compie reato di danneggiamento, come stabilito dall articolo 635 del codice penale, chi danneggia, dissolve, rovina o rende, totalmente o solo in parte, inutilizzabili oggetti mobili od immobili posseduti da altri. Caratteristica del danno come reato è il dolo, ossia chi ha cagionato il danneggiamento (danneggiante) ha agito con la volontà (la volontarietà) di danneggiare, dissolvere o rovinare la cosa di colui che viene danneggiato.
Mentre, Colui che causa danneggiamento in modo involontario, dunque con colpa (negligenza, avventatezza o incompetenza) e di conseguenza venendo meno l intenzionalità, sarà tenuto a rimborsare solo il danneggiamento, senza essere accusabile a livello penale, poiché si tratta soltanto di un illecito a livello civile. È chiaro, tuttavia, che chi compie reato di danneggiamento dovrà pure risarcire il danno.
Difatti l articolo 2043 del codice civile stabilisce che qualunque persona, con qualsiasi evento che prevede dolo o colpa, causa ad altri soggetti un danneggiamento, è obbligato a risarcire il medesimo danno.
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Concludendo: se colui che danneggia provoca danneggiamento senza intenzionalità (colpa), sarà obbligato solo a risarcire il danno (art. 2043 c.c.) senza essere accusato penalmente. Mentre, se colui che danneggia provoca danneggiamento con intenzionalità (dolo), oltre ad essere obbligato a risarcire il danno (art. 2043 c.c.), potrà anche essere accusato penalmente (art. 635 c.p.). Si utilizza potrà poiché la persona che ha cagionato il danneggiamento viene accusata di siffatto reato soltanto se il soggetto offeso inoltra querela. In tale situazione chi danneggia sarà condannato con l arresto fino a 1 anno o con la sanzione fino a 309 euro.
Per determinati reati di danneggiamento spetta al Giudice di Pace applicare la sanzione da 258 euro a 2.582 euro o la condanna agli arresti domiciliari da 6 giorni fino a 30 o la condanna a svolgere impieghi di utilità pubblica per un arco di tempo che va da 10 giorni fino a 3 mesi.
Mentre si può procedere d ufficio (tale compito spetta all Autorità Giudiziaria o l organo di polizia), con un aumento della condanna di arresto da 6 mesi fino a 3 anni, se l evento è compiuto con brutalità al soggetto o con minaccia, dai datori in caso di serrate o dai dipendenti in caso di sciopero, su strutture pubbliche o per utilizzo pubblico o alla messa in pratica di un culto o su oggetti di valore storico e culturale ovunque siano situate, sopra opere per l irrigazione, sopra piante di vitigni, di piante od arbusti di frutta, o su pinete, boscaglie, o boschi, ossia su riserve boschive da utilizzare per il rimboschimento. In tale circostanza, la competenza rispetto a ciò spetta al Tribunale monocratico.