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La detenzione di sostanze stupefacenti

La nozione di idoneità non è, dunque, certamente, l equivalente di quello di concretezza, ammesso che basti riconoscere l atto, sia pure astrattamente, la facoltà di ostacolare il corso giudiziario, in quanto dichiara la Suprema Corte (con la pronuncia di cui alla nota 7) che “nessun carattere scriminante può unirsi alla ininfluenza effettiva della condotta di chi agisce sul risultato delle investigazioni”.

Per la salvaguardia in esame, dunque, non risulta, pertanto, rilevante lo stadio o la fase in cui la procedura venga a trovarsi, ben potendo includere pure il momento in cui avviene il vero e proprio giudizio. Per ciò che riguarda l eventualità che la condotta di reato aiuto possa concretamente compirsi nella stadio del dibattito non può esservi alcuna incertezza[14].

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A mio avviso, in siffatta situazione va incluso, inoltre, pure il giudizio di appello, ove venga preliminarmente rinnovata totalmente o parzialmente l istruttoria, stabilita dall art. 603 c.p.p. . Come, in seguito, si capirà meglio, la medesima operatività della normativa in esame viene evidenziata, in merito alla presentata nota all esterno delle situazioni di concorso prevista dall art. 378 c.p..

Siffatto principio stabilisce un fondamentale sbarramento giuridico-fattuale, che regola, in merito all esegeta un obbligo di corretta e giusta identificazione dei limiti del comportamento che si esamina. Per l adozione del supposto dell art. 378 c.p., dunque, si dovrà arrivare a provare che “ La persona non sia stata implicata nell illecito supposto, né a livello oggettivo, attraverso un aiuto materiale per il suo conseguimento, né a livello soggettivo, mediante l evidenza, che antecede l attuazione dell illecito, di dare all autore del reato, qualora ve ne sia l esigenza, un fondamentale supporto, in modo da rinforzarne la decisione a delinquere.”

La pronuncia precedente risulta essere un effettivo sviluppo di quella concezione riconfermata, con continuità, dalla disciplina giurisprudenziale legittima, la quale dava, allo scopo di discernere tra concorso e favoreggiamento, determinata e fondamentale importanza all aspetto psicologico, stabilendo che “è riconoscibile il concorso nell illecito supposto se chi agisce non si limiti soltanto a dare aiuto a qualcuno per scoraggiare le indagini investigative dell autorità ma prenda parte attivamente all azione concorsuale dell illecito, agendo a livello essenziale, o tuttavia rilevante, in relazione di causalità con il fatto.[16]”

L ausilio dato durante l opera è incluso, dunque, nella tipologia del concorso di soggetto nell illecito, e non del favoreggiamento, purché vi sia la coscienza e la facoltà di collaborare pure minimamente alla attuazione di una più complessa tipologia . Ciò che sin qui è stato illustrato in maniera sintetica consente e permette pure di individuare la tipologia dell aspetto psicologico, in merito al quale la tipologia diventa perseguibile.

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Trattasi, difatti, del dolo, nella sua struttura generale[17].

concorso di persona nel reato: Su siffatta premessa, ad opinione dell autorità giudiziaria legittimo, dunque, niente evidenzia quale sia stata la finalità perseguita da chi agisce nel tenere il comportamento stabilito dalla normativa che incrimina. Non ha importanza, dunque, se l artefice avesse come scopo principale quello di non essere implicato nel fatto, piuttosto che quello di aiutare l artefice dell illecito supposto; quello che conta, mentre, è che il colpevole sia stato cosciente dell ausilio che dava al predetto[18].b) Il favoreggiamento reale (art. 379 c.p.)

In questo secondo caso l ausilio che chi agisce fornisce concretamente è indirizzato a tutelare il prodotto, il guadagno o valore di un illecito[19].

E evidente che, nella tipologia, il comportamento a livello penale di grande rilevanza ostacola “il conclusivo conseguimento dei profitti che scaturiscono dall azione delittuosa”.[20] La natura dell illecito in questione, il quale, dunque, non reca danno ad un interesse processuale, viene riconfermata sia in ambito dottrinale[21] che giurisprudenziale[22], ove si tiene conto del carattere dell interesse la cui difesa è garantita dalla normativa in questione e che riguarda la recisione di qualsiasi apporto collaborativo offerto a chi compie un crimine e che determina il conseguimento del guadagno raggiunto attraverso l illecito.

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Il problema principale, dunque, riguarda l esegesi del comportamento di chi agisce, in modo da conseguire dalla medesima aspetti che permettano di integrarla in uno dei due casi di aiuto reato perseguibile a livello penalmente.

La verifica direzionale del dolo (che pure in questa circostanza è di carattere generale) è, dunque, l intervento fondamentale da applicarsi. Come, difatti, evidenziato nella massima di cui alla nota 22, effettivamente il comportamento, che ha la tendenza di facilitare la custodia del bene, celando il medesimo alle autorità, è rivelatrice di una intenzionalità di conseguire un guadagno indebito.

Siffatta intenzione poiché rientra, dunque, nella finalità di favorire la cosa illecita, si addice alla costruzione di cui all art. 379 c.p. . Eccetto le analisi precedenti, è dunque obbligatorio evidenziare che i caratteri oggettivi e soggettivi rilevanti, per ciò che riguarda il favoreggiamento personale, ben si addicono pure a quest ultimo caso. 3.

Il possesso di sostanze stupefacenti, a) La finalità del comportamento di detenzione per lo spaccio. Il caso in esame è quello disciplinato dagli artt. 110 c.p., 73 dpr 309/90, ossia di concorso in possesso allo scopo di spaccio di stupefacenti.

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Il concorso di più soggetti, nell illecito sopra illustrato, non si sottrae, né può sottrarsi, in nessun modo, alle norme generiche stabilite dal codice di diritto sostanziale. In realtà, va giudicato come comportamento concorsuale, quella messo in atto da una persona che, consapevole della circostanza di fatto, coscientemente agisca per partecipare al conseguimento di uno scopo delittuoso connesso a più soggetti[23]. E , dunque, la consapevole e cosciente partecipazione casuale del singolo soggetto nello sviluppo del reato compiuto da più soggetti, che definisce “concorrenziale” la parte di quelli che vi partecipano.

Va, inoltre, evidenziato che nel concorso ex art. 110 c.p., l intesa fra i sodali, che capita occasionalmente, poiché indirizzata al conseguimento di uno o più illeciti specifici, con l attuazione dei quali si dissolve il carattere plurisoggettivo, deve agire prima o simultaneamente alla commissione dell illecito di cui all art. 73 dpr 309/90. In breve, dunque, due sono i criteri che regolano l ente dell illecito plurisoggettivo: il determinato fine delittuoso comune ai partecipanti, che sia evidenziato dall inizio e cui certamente deve applicarsi l unione armonica dei singoli comportamenti; la volontà dei partecipanti di concorrere, per la propria parte, alla commissione di un unico comportamento o all accertamento di un unico fatto, in modo tale che qualsiasi atto commesso si fonde in un contesto totale, che include l illecito, abbandonando, in questa maniera qualsiasi natura autonoma ed individuale.

Per siffatto motivo, la colpevolezza dei partecipanti si definisce concorsuale, poiché qualsiasi singolo atto, o qualsiasi collaborazione psicologica personale, non dissolve la propria responsabilità, se non inevitabilmente includendosi in un intero puzzle delittuoso, che è il risultato dei diversi apporti contributivi messi in atto per risolvere l azione delittuosa. Su siffatti criteri è stato incluso il concorso nell illecito di possesso a scopo di spaccio di sostanze stupefacenti “…la partecipazione indirizzata ad occultare, conservare e controllare la sostanza stupefacente, per scoraggiare che la medesima sia recuperata, rappresenta contributo causale”[25] e più in generale “il contributo all altrui azione delittuosa con l intenzione di aderirvi, che può essere di agevolazione del possesso di stupefacenti, riguardante la cognizione di dare un apporto causale al comportamento altrui già attuato, garantendo a chi agisce una determinata sicurezza e tranquillità ovvero assicurando, pure in modo implicito, un contributo in situazioni di necessità, in maniera tale da rafforzare la percezione nell altro di potersi servire di un proprio specifico apporto collaborativo.“

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Enucleate, tuttavia, le informazioni generiche riguardanti il concorso di più soggetti nell illecito, è obbligatorio specificare uno degli elementi più significativi, concernenti il carattere del reato di cui all art. 73 dpr 309/90. Trattasi, difatti, di delineare l atto in cui è consumato l illecito supposto. Siffatto stadio, in primis, corrisponde con la commissione del comportamento e, a volte, prima di tutto in caso di spaccio, non considera l aspetto materiale del vero e proprio possesso, ammesso che la disciplina giurisprudenziale abbia ritenuto conclusa la tipologia delittuosa con l unione della intenzionalità delle parti, adottando, in questo modo, il principio consensualistico-negoziale[27] civilistico.