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L appropriazione indebita è una tipologia di illecito individuata con differenti appellativi in molti apparati giuridici attuali (embezzlement nella Common law britannica, abus de confiance nell apparato giuridico francese, e così via), che consiste nell appropriazione di beni già posseduti, diversamente dal furto che presume pure un possesso del bene alienato. Anticamente essa si legava alla generica nozione di furto .

Diverse situazioni di appropriazione indebita sono rappresentate come furtum nella legislazione delle XII tavole, e stessa opinione si ritrova pure nel Digesto.

Solamente dal tardo medioevo si inizia ad immaginare una differenza tra furtum proprium e furtum improprium (quest ultimo si distingue generalmente per il fatto di possedere già i beni in proprio possesso)[1].

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La prescrizione è un organo a livello giuridico che riguarda le conseguenze giuridiche del passare del tempo. La medesima ha valore civilista e penalista.

Nell applicazione del diritto civile si riferisce alla circostanza che determina l estinzione di un diritto proprio non applicato dall autore per un lasso di tempo stabilito dalla legislazione. La ratio della normativa si rivela nella necessità di sicurezza delle relazioni giuridiche[1].

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Nel diritto penalista avviene l estinzione di un illecito dopo che è trascorso un preciso lasso di tempo. La ratio della normativa è che, trascorso tanto tempo dall accaduto, lo Stato non ha più interesse ad infliggere una pena per un determinato comportamento e vi è l esigenza di un intraprendere un percorso di reinserimento nella società del colpevole.

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La prescrizione, più in dettaglio, riguarda l estinzione di un diritto proprio per la mancanza del suo esercizio per un determinato lasso di tempo, stabilito dalla legislazione (di solito 10 anni). In ambito giuridico, con la prescrizione si indica, generalmente, la prescrizione estintiva, ma si utilizza siffatto termine anche per evidenziare il fenomeno opposto (in tal situazione si dice prescrizione acquisitiva, o usucapione). Siffatto ambito è disciplinato dagli articoli 2934 - 2963 del Codice Civile. Il lasso di tempo differisce in base alle differenti tipologie di cui si sta valutando la probabile prescrizione. Laddove la legislazione non ordini nulla in base al lasso di tempo utile ai fini della prescrizione, viene disposta la prescrizione ordinaria, che è di 10 anni. Ai diritti effettivi su cosa altrui viene disposto un periodo più lungo, pari a 20 anni. Vi sono inoltre differenti tipi di prescrizioni brevi (v. oltre). L organo della prescrizione trova la sua forza per necessità di sicurezza del diritto: se il responsabile di un diritto non lo applica per un lungo lasso di tempo, la legislazione prevede l eventualità di salvaguardare il bene della persona passiva a non essere vincolato per un lasso indefinito di tempo.

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Questo pure a salvaguardia di colui che ha realmente adempiuto ai propri obblighi, atteso che con il passare del tempo non è molto semplice attestare la propria osservanza (si è persa la quietanza, probabili testimoni non sono più rintracciabili o non hanno più ricordi, e così via). Non tutti i diritti vengono prescritti: non subiscono prescrizione i diritti non disponibili, né i diritti disponibili ma chiaramente evidenziati come imprescrittibili dalla legislazione.

Tra quelli non disponibili vi sono i diritti della persona, gli status familiari e la potestà genitoriale della prole. Tra quelli disponibili che non vengono prescritti troviamo il diritto di proprietà (che tuttavia è legato all organo della prescrizione acquisitiva: l usucapione), il diritto alla qualità ereditaria (che trova pure qua il limite del probabile usucapione da parte di soggetti terzi di singoli beni di eredità) e il diritto per rendere valida la nullità di una stipula contrattuale.

Siffatte accezioni iniziano ad esistere, poi, in base a specifici fatti interruttivi specificati dal codice penalista (es. l ordinamento dell interrogatorio dell imputato o la domanda di rinvio a giudizio del PM), ma senza poter mai oltrepassare il periodo tempo prescritto maggiorato di un quarto (come nella situazione del periodo di tempo stabilito in 6 anni, suddetto periodo diventerà di 7 anni e 6 mesi, poiché viene sommato il periodo di 6 anni più il suo quarto, che è un 1 anno e mezzo).

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Altresì, vi sono altre circostanze che allungano la prescrizione, come quando vengono contestate situazioni aggravanti particolari, come la recidiva specifica ripetuta infraquinquennale.

Per stabilire il lasso di tempo utile alla prescrizione non sono prese in considerazione né le situazioni attenuanti né quelle aggravanti, fatta eccezione per le situazioni aggravanti che maggiorano la condanna di oltre un terzo e quelle per cui la legislazione decreta una condanna differente; in siffatte circostanze si tiene presente l aumento massimo della condanna stabilita per la situazione aggravante.

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Quando la legislazione decreta per un illecito sia una condanna detentiva che una sanzione pecuniaria, la prescrizione si misura soltanto sulla pena detentiva. La legislazione, in specifiche tipologie, può decretare una condanna in alternanza a quella detentiva e sanzionaria: in siffatta situazione la prescrizione si sviluppa in 3 anni. L imputato può chiaramente rinunciare alla prescrizione. Nel diritto penalista si fa distinzione tra la prescrizione dell illecito e la prescrizione della condanna.

La prescrizione dell illecito è l organo che dà risposta a un principio economico degli apparati giudiziari in cui lo Stato cessa di procedere giuridicamente contro il responsabile di un illecito, quando dalla sua attuazione sia passato un lasso di tempo definito troppo lungo e generalmente proporzionato alla gravità del medesimo.

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In breve, si preferisce che il sistema giudiziario non continui a impiegare mezzi e risorse per punire illeciti compiuti tempo addietro e per i quali è collettivamente meno avvertita la necessità di una salvaguardia giuridica a livello penale, e questo pure nella visione di una responsabilità di rieducazione sociale della condanna (art. 27 Cost.). Altresì l organo esplica, nelle finalità della legislazione, il compito di assicurare il reale diritto di tutela all accusato.

Col trascorrere del tempo difatti è sempre più complicato per il medesimo accusato garantire e ritrovare elementi di prova in suo favore: la prescrizione schiva dunque probabili soprusi da parte dell apparato giudiziario che potrebbero frapporsi nel momento in cui l illecito venisse perseguito dopo esser trascorso molto tempo, e serve affinché l attività giuridica dello Stato contro gli illeciti sia svelta e regolare, attraverso una modalità di repressione costituzionalmente disposta, in favore del principio di ragionevole periodo di durata dell azione processuale.

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Sebbene fosse previsto, anche se in modo disarticolato, in norme precedenti, la genesi formale e definitiva del reato di tipo amministrativo nel nostro ordinamento si può attribuire all approvazione della legge 24 novembre 1981, n. 689, che introduceva Variazioni alla normativa penale , e divulgata in GURI del 30 novembre 1981, n. 329.

La norma immette un insieme completo di reati e pene sul piano amministrativo, stabilendo aspetti generici, limitazioni, attuabilità e poteri.

Questa legge diede vita a un complesso di tipo para-penale, poiché forgiò sul quadro penale le pene di tipo amministrativo conseguenti a questo tipo di reato. L organo legislativo, difatti, si avvalse della legge per completare la prima notevole azione di depenalizzazione, ossia la conversione di crimini in reati di tipo amministrativo, e deputò l accertamento del reato di tipo amministrativo e l attuazione della connessa punizione agli enti di Pubblica amministrazione.

Norme seguenti, come ad esempio il D. Lgs. n. 758/1994 e infine il D. Lgs. 507/1999, hanno successivamente ampliato tale suddetta azione. Il reato di tipo amministrativo è configurato in base alle sue caratteristiche. Difatti, a riprova di questo la norma n. 689/1981 nella Sezione I del Capo I, riservato al quadro generico delle punizioni sul piano amministrativo riproduce le figure penali del fattore di legittimità (art. 1), dell attitudine di comprensione e di volontà (art. 2), del fattore individuale del reato (art. 3), i motivi di esonero dalla perseguibilità (art. 4), la compartecipazione di individui nel reato (art. 5), pur stabilendo evidenti difformità quali il fattore di sostegno nel reato di tipo amministrativo che si applica all organo indeterminato (art. 6, soggetto giuridico, organizzazione non dotata di personalità, ecc.).

Rispetto all impianto penale, per le punizioni di tipo amministrativo non vige la clausola del favor rei, ossia nella sequenza delle norme nel campo penale domina la più benevola, ma vale la clausola tempus regit actum, cioè la punizione è identificata tenendo conto della normativa in vigore nell attimo in cui è stato compiuto il reato, anche nel caso in cui sia meno vantaggiosa per il responsabile.

La suddetta norma non è valida per le punizioni di tipo amministrativo fiscale che hanno delle regole particolari, in quanto è prevista la clausola del favor rei. La verifica dei reati di tipo amministrativo è di competenza degli enti di amministrazione che hanno funzioni di polizia, solitamente disciplinata dalla medesima norma n. 689/1981, ma in differenti fattispecie dalle disposizioni settoriali, le cui facoltà possono cambiare.

Si faccia riferimento agli impiegati fiscali dell Agenzia delle entrate la cui legge ha principi propri, o anche alle punizioni in tema di diritto del lavoro attuate dai funzionari del lavoro, ai responsabili di pubblica sicurezza municipale, o infine i funzionari addetti al Codice stradale come la Polizia stradale, ecc.

L estorsione è un crimine. Ha luogo nel caso in cui si obbliga un individuo, ricorrendo a maltrattamenti o intimidazioni, a compiere un azione, o a evitare di compierla, allo scopo di assicurare per sé o per terzi un beneficio, un “utile” che non gli spettava. A parte a tale illegittimo guadagno per chi estorce, dovrà esserci chiaramente anche un danneggiamento a chi ha subito il reato.

La specificità di tale tipologia di reato consta nel provocare al soggetto “maltrattato” o intimorito subalternità e inferiorità tanto da non permettergli in sostanza di scegliere opzioni “più oneste” in rapporto a ciò che gli è stato domandato con la violenza. L estorsione ha luogo non tramite un qualsiasi metodo di generale tensione sulla parte lesa, o soltanto presentandole pretese impegnative o immotivate.

E necessario un atteggiamento di violenza, attuato con una pressione tale da provocare nella parte lesa la necessità di dover accogliere le istanze di estorsione (per non avere un danno più grande, ossia quello di cui è stata avvertita).

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La facoltà di autodecisione della parte lesa non è completamente resa nulla, ma è ridotta in modo rilevante; essa é di fronte alla scelta di realizzare per conto dell estorsore il beneficio illegittimo o di patire il male di cui è stato avvertito. L estorsore, deve agire difatti per perseguire un guadagno che non gli spetta; e, agendo in questo modo, deve causare contemporaneamente un danneggiamento a un altro soggetto.

Si può definire mobbing, nel significato più generale nel nostro Paese, un complesso di atteggiamenti aggressivi (violenze di tipo psicologico, soprusi, maltrattamenti, declassificazione, esclusione, mortificazioni, malignità, ostacolamento, etc.) commessi da uno o più soggetti a danno di altri, costante e dannoso per la moralità individuale e lavorativa e del benessere fisico e mentale del medesimo.

Tali comportamenti (presi singolarmente) spiacevoli (o di rivalità) non toccano inevitabilmente il limite minimo dell illecito né devono avere carattere illecito, ma complessivamente sviluppano danni multi offensivi anche pesanti con effetti sui beni patrimoniali della parte lesa, il benessere, la sua vita.

Più genericamente, il vocabolo si riferisce ad atteggiamenti aggressivi che una compagnia (in società, in famiglia, tra animali) indirizza ad un suo componente. Il vocabolo mobbing è stato inventato al principio degli anni settanta dallo studioso KL per delineare uno specifico atteggiamento violento tra membri del medesimo gruppo allo scopo di estrometterne uno. Nel settore etologico, soprattutto in rapporto all ambito ornitologico, mobbing si riferisce anche all atteggiamento di raggruppamenti di volatili di piccole dimensioni quando allontanano un uccello predatore.