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L arresto in flagranza e il fermo di indiziato di delitto sono, nel diritto processuale penale, due provvedimenti provvisori limitativi della libertà personale - cd. misure precautelari - la cui disciplina legislativa è prevista dal Titolo VI del Libro V del codice procedura penale.

Sono messi in atto dai soggetti autorizzati dal codice e solo in particolari condizioni di necessità ed urgenza.

L arresto in flagranza e il fermo di indiziato delitto vengono definiti misure precautelari in quanto generalmente, ancorché non necessariamente, sono seguiti da una misura cautelare personale quale, a titolo esemplificativo, la custodia cautelare in carcere.

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L arresto in flagranza e il fermo di indiziato delitto trovano le proprie basi costituzionali nell art. 13 Cost., il quale dopo avere sancito il carattere di inviolabilità della libertà personale (comma 1) e l inammissibilità di forme di restrizione della libertà personale se non per atto motivato dell autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge (comma 2), al comma 3 stabilisce che «In casi eccezionali di necessità e di urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro 48 ore all autorità giudiziaria e, se questa non li convalida entro le successive 48 ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto».

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L arresto in flagranza di reato è eseguito, di regola, da ufficiali e agenti di polizia giudiziaria (artt. 380 e 381 c.p.p.).L art. 383 c.p.p., al primo comma, prevede che gli individui privati hanno la facoltà - si badi, non l obbligo - di procedere all arresto in flagranza ma solo nei casi di arresto obbligatorio previsti dall articolo 380 c.p.p. e purché si tratti di delitti perseguibili di ufficio.

La persona che ha eseguito l arresto deve senza ritardo consegnare l arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria la quale redige il verbale della consegna e ne rilascia copia (art. 383 comma 2).

Il pubblico ministero non può disporre l arresto in flagranza se non nelle ipotesi di reati commessi nel corso dell udienza ex art. 476 comma 1 c.p.p.(si pensi ad esempio, al caso del padre della donna stuprata che nel corso dell udienza tira fuori una pistola ed uccide l imputato presunto stupratore) e quando agisce uti privatus, cioè come privato cittadino, nei casi e nei modi stabiliti dal già richiamato art. 383 c.p.p..

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Con l espressione falso in bilancio, o frode contabile[1], si indica la compilazione di false comunicazioni sociali ovvero una rendicontazione non veritiera e corretta dei fatti accaduti e degli indicatori di rilievo che dovrebbero essere espressi nel bilancio d esercizio di un azienda.

Atteso che il bilancio di un azienda è un documento che appositamente si redige perché i soci ed i terzi possano reperirvi quelle informazioni sulla base delle quali assumere delle decisioni (in genere commerciali, comunque d ordine economico) riguardanti l azienda medesima[2], e considerato che il bilancio non si rivolge solo al capitale investitore, ma anche alle classi lavoratrici ed alla collettività[3], la retta compilazione è considerata obbligatoria ed inderogabile presso la quasi totalità degli ordinamenti del Mondo in quanto garanzia di tutela della fede pubblica che al bilancio deve concedersi.

La scorretta compilazione, necessariamente implicante la falsità di rappresentazione della situazione aziendale, è pertanto in genere considerata una frode e diffusamente gestita come reato in quasi tutti gli ordinamenti.

Non di rado si tratta di un reato specificamente riferito a quel tipo di documento, talora è invece riguardato come forma del falso ideologico[4] od alla falsità in atti genericamente intesa a seconda della qualificazione di atto che possa attribuirsi alla scritturazione contabile[5]. In genere è contemplato almeno indirettamente nelle normazioni sul diritto societario.

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La minaccia, in diritto penale, è il delitto regolato dall art. 612 Codice Penale, che recita: Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 51,00.Se la minaccia è grave, o è fatta in uno dei modi indicati nell art. 339 Codice Penale, la pena è della reclusione fino a un anno e si procede d ufficio.

Può integrare il reato in questione anche la prospettazione di esercitare un diritto.[1] Nel diritto italiano viene considerato danno ingiusto qualunque lesione di interessi tutelati dall ordinamento giuridico.

Non tutti gli interessi sono rilevanti giuridicamente, il risarcimento dei danni è ammesso soltanto per la lesione di interessi altrui che costituiscono un danno ingiusto [1].Il danno ingiusto è il presupposto di un fatto illecito che a sua volta è fra i presupposti della responsabilità extracontrattuale Inizialmente era considerato come ingiusto soltanto la lesione di diritti assoluti e la lesione di diritti collegati allo status della persona.

Successivamente è stato ritenuto antigiuridico anche la lesione di diritti di credito (induzione all inadempimento ad esempio). Adesso si è ormai giunti a ritenere danno ingiusto qualsiasi lesione di un interesse tutelato dall ordinamento giuridico (quindi, tra gli altri, anche situazioni di fatto come il possesso, turbative precontrattuali, lesione di interesse legittimo)[2].